Scegliere il primo capolavoro con cui cominciare questa rubrica è veramente complesso. Tra gli innumerevoli capolavori siciliani, ho deciso di sceglierne uno che mi ha affascinato particolarmente: il ritratto dell’ignoto marinaio di Antonello da Messina.
Il dipinto, olio su tela databile tra il 1465 ed il 1472, è conservato ed esposto al Museo Mandralisca di Cefalù. La sala quasi cupa che ospita il capolavoro permette di comprendere subito l’atmosfera del ritratto.
L’attenzione è immediatamente rapita dal sorriso e dagli occhi dell’uomo. Il rimando, oserei dire, è quasi immediato: la Gioconda, realizzata da Leonardo da Vinci solo qualche anno prima del nostro dipinto. Il sorriso e lo sguardo, infatti, sono elementi peculiari presenti in entrambi i capolavori. Da qualche tempo, tra l’altro, il ritratto dell’ignoto è stato rivalutato proprio mettendolo a confronto con la sublime opera del genio di Vinci.
Lo sguardo, così carico di significati, sembra addirittura seguire lo spettatore. E’ strano da dire, ma è l’esatta sensazione che ho provato di fronte al capolavoro. Tutto il resto è messo in secondo piano. Quello sguardo rapisce ed ammalia, intriga e seduce.
Una caratteristica del dipinto, che però spesso non viene notata, è una piega dell’abito a forma di goccia situata proprio sotto il mento dell’uomo. Sembra formare, appunto, una goccia o una virgola, oppure – secondo un altro orientamento – “un’intrigante stilizzazione dell’organo femminile, un segno di una virile gioia di vivere. Questo probabilmente spiegherebbe il perché di un sorriso così complice e beffardo” [1].
Una domanda, però, sorge spontanea: chi è l’uomo ritratto da Antonello? Leonardo Sciascia gli ha dedicato una riflessione significativa: «Il gioco delle somiglianze è in Sicilia uno scandaglio delicato e sensibilissimo, uno strumento di conoscenza… A chi somiglia l’ignoto del Museo Mandralisca? Al mafioso della campagna e a quello dei quartieri alti, al deputato che siede sui banchi della destra e a quello che siede sui banchi della sinistra, al contadino e al principe del foro; somiglia a chi scrive questa nota (ci è stato detto); e certamente assomiglia ad Antonello. E provatevi a stabilire la condizione sociale e la particolare umanità del personaggio. Impossibile. È un nobile o un plebeo? Un notaro o un contadino? Un pittore un poeta un sicario? Somiglia, ecco tutto». E’, quindi, un gioco di somiglianze.
Il capolavoro di Antonello da Messina suscita meraviglia, seduzione, soggezione. Si potrebbe stare assorti per decine e decine di minuti nella contemplazione di un volto così familiare e sfuggente al tempo stesso.
Il ritratto dell’ignoto non è il ritratto di un uomo, è il ritratto dell’uomo.
Per approfondire:
Il sorriso dell’ignoto marinaio, di Vincenzo Consolo.
[1]: Sicilia sconosciuta di Matteo Collura, pp. 64-65