Noto: il sogno della rinascita - Vivere la Sicilia

Noto: il sogno della rinascita

Noto rappresenta il sogno compiuto della rinascita di un popolo che, in due giornate di inizio gennaio 1693, dovette subire la forza distruttrice del terremoto più forte mai avvenuto in Italia. I superstiti hanno dimostrato non solo che non è mai tutto perduto, ma anche che con il sacrificio si può ricostruire: così sono rinati sogni, speranze, vite ed una città immortale. 

La città oggi
Noto, comune italiano di circa 24.000 abitanti, è situato nella provincia di Siracusa, città da cui dista 40 km. Dal 2002 il centro storico è Patrimonio dell’Umanità. La città ospita eventi di grande pregio come mostre, concerti e, soprattutto, l’Infiorata – la festa più sentita – che richiama decine di migliaia di visitatori da tutto il mondo.

Cenni storici su  Noto Antica
Come già accennato, l’evento sismico del 1693 distrusse Noto Antica e provocò la morte di più di mille abitanti. In quel periodo la città era all’apice del suo splendore, dopo una storia lunga moltissimi secoli.
Netum era anticamente costruita in cima al monte Alveria a una decina di km dall’attuale centro urbano.
I ritrovamenti archeologici più antichi segnalano la presenza dell’uomo già nel III millennio a.C. Noto Antica, secondo la leggenda, avrebbe dato nel V sec. a.C. i natali a Ducezio, re dei Siculi, che si oppose strenuamente al greco invasore. Dopo il dominio siracusano, nel 214 a.C. il centro divenne alleato di Roma. Nell’864 l’abitato fu occupato dagli arabi che lo chiamarono con l’attuale nome: Noto. Durante questa dominazione la città diede i natali a Ibn Hamdis, poeta in lingua araba, che cantò la terra patria in numerose opere. Il castello reale  fu costruito a partire dal 1091 d.C. sotto il Duca Giordano, figlio di Ruggero d’Altavilla. La vita della fiorente città fu interrotta dal già richiamato evento sismico del 1693.

Cenni storici sull’attuale Noto
Constatata l’impossibilità di ricostruire in loco – e dopo non poche diatribe – si scelse di costruire una nuova città più a valle, in particolare sul declivio del monte Meti. L’attuale città è il frutto di numerose menti, architetti, capimastri e scalpellini. Tra gli architetti degni di nota ricordiamo: Rosario Gagliardi, uno dei più originali protagonisti del barocco siciliano, Vincenzo Sinatra, Paolo Labisi, Antonio Mazza.
Nel 1861 entrò, come le altre città siciliane, a far parte del neonato Regno d’Italia.
Nel 1996 una parte della Cattedrale di San Nicolò crollò a causa di un difetto di costruzione mai notato in precedenza. I lavori di ricostruzione terminarono solo nel 2007.

Cosa vedere
Arrivati a Noto ci si accorge fin dai primi passi che l’intera città è un gioiello a misura d’uomo.
Il corso Vittorio Emanuele III è una delle vie più importanti della città e, soprattutto, quella su cui si affacciano i capolavori più importanti dell’architettura barocca.

Porta Reale Ferdinandea
E’ il monumento che apre il corso Vittorio Emanuele III e che segna l’ingresso nel centro storico. La porta fu costruita, su progetto dell’Angelini, nel 1838 in occasione della visita di Ferdinando II di Borbone, re del Regno delle due Sicilie. Nel 2014 si sono conclusi i lavori di restauro.

Palazzo Ducezio
E’ la sede del municipio ed è situato di fronte alla Cattedrale della città. Fu progettato da Vincenzo Sinatra, architetto che diede il suo importante contributo nella ricostruzione del val di Noto post terremoto. I lavori di costruzione, tuttavia, terminarono solo nel 1830.

Cattedrale di San Nicolò
E’ il luogo di culto più importante dell’intera città. La sua costruzione cominciò nel 1694 e fu conclusa solo nel 1776. Il primo progetto della facciata è da attribuirsi, probabilmente, a Fra Angelo Italia, anche se l’attuale aspetto si deve a Rosario Gagliardi prima e a Vincenzo Sinatra poi.
Il 13 marzo 1996 crollò, a causa di un grave difetto mai notato nella costruzione dei pilastri, una intera navata laterale e la cupola. Il disastro non ha provocato vittime perché, essendo avvenuto in serata, la chiesa era chiusa al pubblico. I lavori di ricostruzione si sono conclusi nel 2007, anno in cui la chiesa è stata riaperta al pubblico.

Teatro
E’ intitolato all’attrice netina Tina di Lorenzo e si presenta in uno stile neoclassico. I lavori di costruzione terminarono nella seconda metà del XIX sec.

Palazzo Nicolaci
E’ la più famosa dimora nobiliare, realizzata in stile barocco, che si affaccia su via Nicolaci, luogo dell’infiorata. Il progetto del palazzo fu realizzato da Rosario Gagliardi con apporti successivi di Vincenzo Sinatra. I lavori si conclusero nel 1765.

L’infiorata
E’ uno degli eventi più sentiti dell’anno e coinvolge decine di migliaia di persone che accorrono da tutta la regione (ma non solo) per poterla ammirare. La prima festa si ebbe nel maggio 1980 grazie al contributo degli artisti che realizzavano l’infiorata a Genzano, comune laziale. Da quell’anno la festa si celebra il terzo fine settimana di maggio e ha ad oggetto 16 imponenti riquadri decorati interamente da petali.

Per saperne di più

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