Una panchina a Cefalù, una panchina per la vita
Sono sul molo di Cefalù: le casette si affacciano sul mare, la Rocca le domina, il cielo è azzurro. E’ un qualsiasi mercoledì e non c’è nessuno, tranne questa panchina. Mi siedo e mi chiedo in quale altro posto si possa trovare uno spettacolo simile. Arriva un pescatore e, sedendosi verso la fine del molo, comincia a pescare. Mi rendo conto che potrei stare così per ore ed ore, godendomi il mare azzurro, le finestrelle delle case, il muro merlato della rocca, il cielo. Chiudo gli occhi, estasiato. Gli istanti si dilatano e tutto il resto può aspettare. Viviamo una vita che, troppo spesso, corre veloce. Dice Seneca, a tal proposito, che “non è vero che abbiamo poco tempo, ma ne abbiamo perduto molto.” Maledettamente vero. Passiamo una vita tra scadenze e responsabilità; siamo letteralmente sommersi di impegni, informazioni, eventi più o meno tragici. Non riusciamo a renderci conto che la vita, forse, può essere altro. Il mio “altro” l’ho trovato in questa panchina di Cefalù. Riapro gli occhi, il pescatore è ancora al suo posto, forse anche lui ha trovato la sua vita qui. Il sole tiepido di primavera mi scalda il viso. Cominciano ad arrivare dei turisti, pochi in verità.
Posso ancora godermi lo spettacolo.